Gli ambiti professionali in crescita: la chirurgia robotica

chirurgia robotica

Le notizie che vedono protagonista la chirurgia robotica sono sempre più numerose. L’ospedale San Filippo Neri di Roma ha tagliato il traguardo dei cento interventi eseguiti con questo tipo di tecnologia. Cinquanta in più rispetto a quelli previsti dal programma. Questi interventi rappresentano un grande vantaggio per i pazienti, che hanno tempi di recupero più rapidi e minori disagi post-operatori. Lo scorso ottobre la chirurgia robotica è approdata anche in una struttura d’eccellenza come il Policlinico Universitario Campus BioMedico di Roma. Il robot Hugo ha ridotto notevolmente i tempi di degenza in ospedale, con grande beneficio per i pazienti.

In cinque anni (dal 2015 a oggi), all’Istituto Pediatrico Gaslini di Genova, 300 bambini sono stati curati con la tecnologia, cioè con la chirurgia mininvasiva robotica. E diverse sono le collaborazioni della struttura con ospedali, IRCCS e istituti sanitari esteri, allo scopo di diffondere l’uso del robot Da Vinci e di altri analoghi sistemi, insieme con le competenze. L’attività delle strutture citate, rispetto all’impiego della robotica in sala operatoria, è solo una delle tante testimonianze sparse per il mondo dei vantaggi che la chirurgia mininvasiva consente di avere e dei risultati cui conduce.

Dunque, la chirurgia robotica rappresenta il futuro delle attività interventistiche di carattere medico. Non basta che un ospedale si doti di questi sistemi. Senza la formazione del personale, la loro introduzione nella pratica quotidiana non potrebbe compiersi. Nei prossimi anni ci sarà bisogno di figure altamente qualificate, medici e sanitari in grado di utilizzare i robot. La chirurgia robotica ha, tra gli altri, il vantaggio di garantire interventi estremamente precisi.

Il robot Da Vinci è uno dei sistemi più evoluti, se non il più evoluto. Viene impiegato negli interventi di ginecologia, in quelli urologici, ma anche in oncologia e in altre specialità mediche. I campi di applicazione aumenteranno, perché questi sistemi consentono in realtà di effettuare qualsiasi tipo di intervento. In futuro potrebbero sostituire la maggior parte delle cosiddette operazioni a cielo aperto. La visione 3D e la strumentazione di cui questi sistemi sono dotati consentono una libertà di movimento che la mano del chirurgo non potrebbe mai avere. Si tratta di un’evoluzione della laparoscopia.  La preparazione in questo ambito prevede un’impostazione multidisciplinare. In sala operatoria, le competenze devono potersi integrare e i medici devono saper interagire tra loro e con la strumentazione che consente la chirurgia mininvasiva. Dopo una laurea nelle professioni sanitarie, una magistrale in Medicina o in Odontoiatria, un master universitario (come quello organizzato da SafesPro in collaborazione con UniCamillus) è lo step successivo per prepararsi a entrare nelle sale operatorie di nuova generazione. Il binomio medicina e tecnologia è oggi in grado di affrontare un problema con maggiore rapidità e con una precisione che va oltre le capacità umane. Una precisione che deve tuttavia essere calibrata e gestita dall’uomo.

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